Era il 2006 quando in via Micheletti a Caluso venne realizzato, in una piazzetta ricavata dal piano di qualificazione urbana, il primo murale del Canavese. S’intitola “Uno sguardo fisso nel sogno” e racconta il fenomeno dell’emigrazione piemontese in Argentina a cavallo tra l’800 ed il ‘900. Molti all’epoca furono anche i calusiesi che partirono per cercare fortuna a Cordoba, a Buenos Aires e in altre città nella pianura delle Pampas. Tutti erano spinti da un sogno: quello di una vita migliore.
Ci lavorò per quasi un anno l’artista e scrittrice argentina Nilda Noemi Actis Goretta, detta Munù, in collaborazione con gli studenti dell’ Accademia di Belle arti di Torino e del liceo Piero Martinetti di Caluso. Osservare l’opera seduti su una delle panchine della piazzetta regala emozioni autentiche, perché dedicato a tutte quelle persone (e tanti di loro erano canavesane) emigrate in Argentina alla ricerca di lavoro. E tra questi anche i nonni di Munù. Le sue origini sono infatti della frazione Rodallo di Caluso. Da qui nel 1905 partirono per l’Argentina i suoi nonni, inseguendo un sogno che l’artista ha fatto rivivere nel murale: 160 metri quadrati in graffiato e mosaico ed un grande omaggio a tutti gli emigrati; c’è il piroscafo, c’è l’agenzia “La veloce” di Caluso che vendeva i biglietti (erano quasi tutti di terza classe) per il viaggio in Argentina e ci sono gli emigrati con le loro speranze.
Completano la piazzetta una vecchia cabina telefonica, perché in quegli anni per raggiungere i parenti dall’altro capo del mondo c’erano i gettoni, e un antico proiettore cinematografico salvato dalla demolizione del vecchio cinema di Caluso. Un’opera che la pittrice, nota e affermata in tutto il Sud America per la sua arte, paladina dei diritti civili, autrice di ricerche e di un libro sui desaparecido, ha regalato ai calusiesi.