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Regione Piemonte

Castellazzo o Rocca

Castellazzo del Comune di Caluso

Modalità di accesso

Da Piazza Ubertini, a lato del già Palazzo Civico, vi è una strada che porta in località Castello*.
In cima al poggio emergono, avvolte da una fitta vegetazione, la massicce mura che cingevano la rocca. La fortezza feudale fatta erigere dai Della Valle di Mazzè risale intorno al XIII secolo.
Nonostante i colpi inferti da Malerba, che era sotto la guida dei Marchesi di Monferrato, alcune muraglie alte circa dieci metri resistettero agli aggressori e al passare del tempo.
Sullo spiazzo antistante la rocca si nota un altro interessante rudere: sono le tre pareti prive di tetto dell’antica Chiesa di San Calocero, la primitiva parrocchia di Caluso, ancora esistente nel secolo XVI e menzionata in una bolla pontificia intorno al 1170-1175.
Non fu un vero e proprio castello, bensì una “cassaforte” , cioè una costruzione militare. La sua mole imponente si stagliava sul colle di San Calocero (Monte Rotondo) e poteva controllare le strade sottostanti, in particolare quella per Ivrea e quella per Vische verso il Vercellese. A costruirlo fu Guido di Biandrate (1224) , che rafforzò anche il circuito delle mura e le porte d’ingresso al borgo.
Nel 1316 subentrò al Biandrate nel possesso del feudo di Caluso Filippo d’Acaia, associato dei Savoia (ne era , come il Vaud, un ramo cadetto); questi, nel 1324, con grandiose opere di fortificazione affidate all’architetto Martino di Agliè , cui si deve anche il castello di Malgrate di Rivarolo, fece di Caluso un importante caposaldo del partito guelfo in Canavese.
Anche il Castellazzo venne rafforzato, tanto da potervi alloggiare una guarnigione di 200 soldati, fatta venire appositamente da Ivrea.
Nelle guerre tra guelfi e ghibellini Caluso giocò un ruolo di primo piano; con la sua poderosa roccaforte e le robuste mura costeggiate da un profondo fossato, guardate da porte presidiate, era una spina nel fianco di Giovanni II Paleologo, marchese del Monferrato, uomo di punta del partito ghibellino, impegnato in una lunga e sanguinosa guerra (detta del Canavese) contro Giacomo d’Acaia, figlio di Filippo. Giovanni II tentò più volte di espugnare Caluso, inviando i suoi Mercenari guidati da Facino Cane e dal Malerba, ma vi fu sempre respinto. Finalmente, nel giugno del 1349, dopo vari tentativi, alla testa delle sue truppe e accompagnato da suo cugino Ottone di Brunswick, riuscì ad entrare e a porre l’assedio alla rocca. Durante la notte però i capi guelfi elusero l’assedio e si posero in salvo attraverso una breccia. Caluso diventò feudo di Ottone di Brunswick, a cui Giovanni II l’aveva assegnato, fino al 1376, dopo di che passò ai Valperga di Rivara che lo mantennero fino al 1537, anno in cui si insediarono gli Spagnoli, comandati dal generale Cesare Maggi, che smantellò il Castellazzo temendo che cadesse in mano ai francesi.
Da allora non è mai più stato attivato.

* Via San Clemente

Curiosità

La data della battaglia di Caluso, è contestata da molti storici, anche se è chiaramente riportata nel “De Bello Canepiciano” dallo storico novarese Pietro Azario, che vi prese parte. Sembra che si tratti di un errore di trascrizione dovuto alle diverse edizioni del libro. In realtà esistono documenti che contraddicono la data riportata dall’Azario (1362), per es. un atto del notaio Guglielmo “dictus bogeri”datato 13 febbraio 1354, in cui Ottone di Brunswick viene definito “dominus Caluxi” (signore di Caluso).

Indirizzo

Via Belvedere - Regione Castellazzo - 10014 Caluso (TO)

Contatti

Ultimo aggiornamento: 24/12/2024, 12:04

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